Altri due centri commerciali in arrivo, Confcommercio a Lombardo: ora basta
la più alta concentrazione
di megastore d'Europa, la metà rispetto a New York
CATANIA - Le parole non lasciano spazio a interpretazioni. «Caro Presidente così non va. Basta centri commerciali» in provincia di Catania. Riccardo Galimberti, presidente provinciale di Confcommercio-Rete imprese per l’Italia, lo scrive in una lettera aperta indirizzata al governatore siciliano, Raffaele Lombardo, che deve «dimostrare con i fatti di non sostenere l’espansione dei centri commerciali, perché proseguire su questa strada sarebbe una follia». La richiesta di mettere un paletto al proliferare della grande distribuzione trae origine dal fatto che nei prossimi giorni sono previste due conferenze di servizi che esamineranno l’istanza di apertura di altrettanti centri commerciali nella provincia di Catania, a Motta Sant’Anastasia e Scordia, per un totale di quasi 60.000 metri quadrati di superficie di vendita. Confcommercio non ci sta e passa al contrattacco. «Catania ha la più alta concentrazione di centri commerciali in Europa – dice Galimberti - a fronte di una cronica stagnazione dei consumi che ha portato il commercio in agonia. La politica non si accorge dello stato delle cose e persegue in una gestione del commercio scellerata».Con l’apertura dei due nuovi megastore, il numero dei centri commerciali in terra etnea salirebbe a quota dodici (quasi la metà di New York). «Il territorio – osserva Galimberti - è già abbondantemente saturo. La grande distribuzione sta uccidendo le botteghe dei centri storici e i negozi di vicinato. Se si continua in questa direzione, il 2012 farà spegnere molte insegne sia nel sistema franchising sia nel multibrand». Altro aspetto da non sottovalutare, a detta del presidente Confcommercio, è quello del reddito da distribuire sui centri commerciali esistenti. «In base a dati pregressi, non è abbastanza sufficiente per giustificare l’apertura di nuovi megastore, anzi per alcuni centri commerciali esistenti, c’è la seria prospettiva di un impoverimento e addirittura il concreto rischio di chiusura». C’è infine un’altra ragione che spinge Confcommercio a dire no al proliferare della grande distribuzione. «Anche alla luce dell’attuale crisi economica e di una viabilità insufficiente, la nascita di nuovi megastore – spiega Galimberti – provocherebbe forti disagi al territorio, a fronte invece del business di qualcuno e del Comune su cui insiste il centro commerciale».
Fonte Italpress
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