Che internet e i social network abbiano radicalmente (e definitivamente) cambiato la nostra vita è un dato di fatto. Non necessariamente negativo, se si pensa al ruolo cruciale svolto da Twitter nella recente “primavera araba” come cassa di risonanza. Inoltre, estendendo il discorso, non sarà
che le parole di cui ultimamente ci si riempie la bocca (marketing, followers, feed e via dicendo) siano in realtà la trasposizione di meccanismi antichissimi che avevamo semplicemente dimenticato? D’altronde, non fu forse Alessandro Magno ad avere il più alto numero di “followers” già 300 anni prima della nascita di Cristo? E Cleopatra – in realtà non particolarmente attraente – non fu forse in grado di precorrere di millenni i meccanismi di marketing della persona riuscendo a divenire un’icona immortale della bellezza femminile?
Circoscriviamo il concetto di antichi ai Greci e ai Romani perché essi sono gli antenati della cultura occidentale nella quale viviamo. Inoltre, cosa ben più importante, essi furono i primi a porsi il problema della comunicazione. Si tratta tuttavia, per quanto riguarda le due culture, di diversi modelli di comunicazione. Gli studiosi moderni parlano di agorà elettronica con riferimento alla agorà ateniense, ma, a ben guardare, il modello comunicativo della cultura greca era ristretto, non allargato: un modello per tutti, quello socratico, di tipo dialogico, che coinvolgeva il maestro e il discepolo.
Quando passiamo alla civiltà romana, il concetto di comunicazione cambia totalmente. Il problema dei romani era quello di far comunicare tra di loro l’estesa mappa di territori che Roma andava via via conquistando, pensiamo alle vie consolari e imperiali attraverso le quali Roma si assicurava il controllo dei popoli assoggettati. Si tratta di una estesa rete viaria che può prefigurare l’attuale rete Web. Li’ avevamo una rete materiale, mentre qui ci muoviamo in uno spazio immateriale il cui scopo è quello di collegare milioni di persone.
Roma la cui vocazione era universalistica avrebbe ricevuto da Internet una spinta eccezionale. Roma voleva conquistare il mondo non solo con la forza delle armi ma anche con la saggezza delle sue leggi e dei suoi ordinamenti.
Per quanto riguarda gli antichi, é molto semplice: dovunque ci sia umanità, c’é parola e quindi comunicazione. Chi parla, e anche bene, avrà seguaci (o followers), amici, adepti, discepoli, apostoli…
La stessa Roma offrì al Cristianesimo nascente la sua portentosa rete viaria per diffondere la Buona Novella.
Ritornando ai nostri giorni, come il sociologo Macluhan diceva che i media sono l’estensione dei nostri sensi ( la radio era il prolungamento della voce, la televisione dell’occhio…), il web è la riproduzione del nostro sistema nervoso, della nostra mente, il cervello fa le sue sinapsi, manda i suoi impulsi nervosi, elabora e manda messaggi, lo stesso fa la rete a ogni click corrisponde un imput.
La rete oltre a essere la rappresentazione materiale della nostra mente ( realtà dunque meno virtuale di quello che sembra) è stata creata sulla rete viaria pre/esistente, la stessa creata dai Romani: lungo la via Appia, la via Giulia, la via Aurelia… corrono le fibre ottiche ai quali sono collegati i nostri computer…. dunque i nostri cervelli.
Tutto quello che corre sul Web ci ha cambiato irreversibilmente in una rivoluzione silenziosa che proprio perché ancora in atto fatichiamo a comprendere fino in fondo, come scrive MariaLuisa Agnese.
La Rete se la conosci non la eviti. Impari ad usarla.
di Januaria Piromallo
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