27 ottobre 2011

Studio sulla marijuana di Stato: un affare da 1 miliardo l’anno.

Gira e rigira finisce che la crisi la pagano sempre i fumatori. Sarà retorica ma dopo che anche il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani ha sposato la proposta di Umberto Bossi per realizzare la copertura dei costi del sistema sanitario nazionale aumentando il costo dei tabacchi, pare proprio che le frasi fatte possano dipingere la realtà con precisione.
Quel che ci si ostina a non prendere in considerazione nonostante la crisi nera e nonostante sperimentazioni, sentenze e studi in materia, è l’esistenza di una categoria di fumatori che di pagare qualcosa in più pur d’accaparrarsi l’amato bene sul mercato legale a costi ragionevoli sarebbero persin contenti.
Si tratta manco a dirlo dei fumatori di marijuana e cannabinoidi in genere, che secondo calcoli non ufficiali in Italia alimentano ogni anno un mercato nero da 22 miliardi, euro più euro meno.
E che nella Francia in cui la Borsa di Parigi ha lasciato sul terreno il 2 agosto un significativo 0,98% di perdite porterebbero nelle casse nazionali, in caso di legalizzazione dell’erba, un miliardo di euro tondi tondi di sole imposte.
Ad affermarlo in un’intervista a Le monde, che al tema ha dedicato ampio spazio in apertura, è l’economista e docente dell’illustre Sorbona Pierre Kopp, già autore di testi scientifici sul mercato clandestino degli stupefacenti tradizionali e delle nuove droghe.

«300 MILIONI IN MENO DI SPESE GIUDIZIARIE»
La legalizzazione della cannabis potrebbe essere un buon affare per l’erario francese, perché apporterebbe nuovi introiti fiscali e cancellerebbe i costi necessari alla repressione, ha dichiarato Kopp, che si è poi dilungato in calcoli rigorosi e stime.
«PIÙ RISORSE PER LA LOTTA ALLE ALTRE DROGHE». «Si potrebbero risparmiare 300 milioni di euro di spese per le incriminazioni», ha spiegato, «e anche di più se si aggiungono le spese dovute ai fermi di polizia, al funzionamento dei tribunali e all’esecuzione delle pene. Inoltre, permetterebbe di incassare una tassa pari approssimativamente a un miliardo di euro. E infine, tempo e mezzi potrebbero essere riallocati alla prevenzione e alla lotta contro il traffico delle altre droghe».
«LEGALIZZARE NON VUOL DIRE INCENTIVARE». Interpellato sul rischio di stimolare in questo modo il consumo, Kopp ha tuttavia chiarito un concetto importante e cioè che a suo parere «legalizzare non condurrebbe a un boom dei consumi, se la tassa fissata dallo stato permettesse di mantenere il

 

prezzo attuale» della cannabis.
Inoltre, ha proseguito, «un secondo elemento chiave è l’educazione. Bisogna prevenire gli usi pericolosi, allertando sugli effetti del consumo eccessivo e sui rischi di guidare sotto l’influsso della cannabis».
Con queste precauzioni, ha concluso l’economista, «la necessità di sopprimere le azioni giudiziarie penali è un’evidenza. Ma, in quanto economista, sono più favorevole a una legalizzazione controllata, con uno Stato che supervisiona produzione e distribuzione».

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